venerdì 3 dicembre 2021

Quel giorno in cui il mio corno portafortuna si è rotto

Quando mi chiedono da dove traggo le ispirazioni per gli articoli, i libri e i post sul blog, rispondo sempre che amo scovare le emozioni per poi trasformarle in storie. Quello che non tutti sanno, però, è che molte di queste fanno parte della mia diretta esperienza.

Sono nostalgica, è vero, eppure quando guardo al passato mi accorgo come quei punti di rottura inevitabili abbiano stravolto per sempre la esistenza. Ed è per quello che ogni tanto ne parlo. È per quello che ogni tanto ci penso.

Come ho pensato alla rottura del mio corno portafortuna comprato durante una visita ai presepi di San Gregorio Armeno. L'acquisto risale a qualche anno fa, a quei tempi non potevo immaginare che quella vita che avevo costruito con fatica, amore e sacrificio, sarebbe andata in frantumi al primo soffio di vento.

Così, durante un weekend nella mia meravigliosa Napoli a novembre, insieme alla mia migliore amica sono andata a visitare quello che è un pezzo del mio cuore. Lei, la mia amica, non aveva mai visto la via dei presepi. Quale migliore occasione per tornarci?

L'arte presepiale partneopea è davvero un orgoglio per la Campania e per il Paese intero e come da tradizione ho acquistato qualcosa da riportare a casa. Non ho preso una statuina per il mio presepe, però ho acquistato un corno portafortuna e ho chiesto alla mia amica di regalarmene uno, perché la tradizione vuole che questo non venga mai acquistato, per non perdere il suo potere.

Certo, la premessa di questa storia è molto scaramantica, ma come diceva Edoardo De Filippo: Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male. Quindi, per non rischiare di sbagliare, il corno deve essere fabbricato a mano, in modo da incanalare tutte le energie positive dell'artigiano, deve essere rosso, come il sangue - simbolo della vita - e deve essere regalato.

Consapevole di questo, sono ritornata a casa con il mio bel corno rosso e, orgogliosamente, l'ho esposto nel salotto. E certo, non potevo sapere che da lì a poco quella che avevo scelto come "casa" non sarebbe esistita più.

E invece è successo, e in un giorno qualsiasi di marzo, mentre i fiori lentamente coloravano la città, sono sprofondata nel buio. Ho lasciato la casa, gli amici e la città. Ho lasciato la mia vita. E quel corno - non so come - è finito tra gli scatoloni di un trasloco frettoloso che conteneva solo le cose essenziali. Perché quando perdi tutto, ora lo so, del resto non ti importa più.

Da quel momento sono cambiate tante cose. Mi sono trasferita a Roma, ho pubblicato un libro, ho perso l'amore e poi l'ho ritrovato, ho detto addio a tante persone e ho dato il benvenuto ad altre, magicamente, hanno colorato la mia vita. Gli oggetti, invece, li ho ricomprati.

Ed è stato durante uno dei tanti traslochi che ho ritrovato il mio corno portafortuna, senza più la sua punta. Sono stata tentata di buttarlo, più e più volte, eppure non l'ho mai fatto. Non l'ho più messo in bella mostra, però, del resto si trattava di un oggetto rotto. Così, conservato nel mobile e poi nel cassetto, l'ho dimenticato.

Fino a quando una mattina ho ascoltato una storia proveniente direttamente dagli artigiani di San Gregorio Armeno. Mi hanno detto che secondo la leggenda, quando la punta si spezza, vuol dire che il corno sta proteggendo la persona che lo ha avuto in dono. È lui a farsi carico del dolore, della sofferenza e delle energie negative, fino a esplodere e a rompersi.

Così, sono corsa a casa e ho ritrovato, di nuovo, il mio corno portafortuna. Proprio lui che mi ha protetta in un uno dei periodi più complicati e tristi della mia vita.




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